Emanuela Cavalca Altan



emacaltan@live.it

La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré

Museo del tessuto di Prato –Fino al 15 giugno

Vale la pena, soprattutto per chi ama o studia la moda, andare a vedere la mostra sul grande stilista Ferré, scomparso nel 2006. Sottili fili di acciaio sorreggono  27 camicie bianche: taffetà, crệpe de chine, tulle, cotone, piquet etc, tagliati alla perfezione. Degne di un grande architetto-stilista, quale era Gianfranco Ferré.  Il percorso espositivo è valorizzato dalle strutture e dalla luce che sostengono le camicie. Architettura e design sono le facoltà più gettonate dai giovani, che sfornano molti disoccupati. Sarebbe in grado oggi un neolaureato  di  creare simili capolavori?  Avrebbe la capacità di fare il direttore creativo della Maison Dior? Forse i tempi sono cambiati e questo tipo di eleganza è difficile da sfoggiare. Purtroppo  il nome di Ferré ormai fa parte della storia passata: quando è stato rilevato nel 2011 da Paris Group , la holding che fa capo al magnate Abdulkader Sankari, è stato spogliato di tutto, dai punti vendita al palazzo milanese di via Pontaccio. Rimarrà solo un nome, glorioso, da sfruttare per  le licenze.

 

 

 

 

 

STELLA Jean

Quando sono entrata nello show room, che segue la sua comunicazione, lo sguardo era corso subito alla collezione appesa. Non era ancora conosciuta alla stampa, ma lei, Stella Jean, si è imposta al mercato con delle idee e caratteristiche ben precise. Haitiana da parte di madre, torinese il padre: ha quel giusto mix di sangue creolo, che emerge immediatamente, soprattutto nella scelta dei tessuti.

Non ha frequentato scuole o università, ma la moda l’ha nel sangue. Ha fatto la modella e ovviamente ha indossato tanti capi, così da capire l’essenza e i desideri del pubblico.

Finalmente è arrivato qualcosa di nuovo: idee e colori allegri. Che sia la volta che aboliamo il grigio o il nero? Speriamo.

Ciò che mi ha colpito durante la sfilata al teatro di Armani, è stata la sua semplicità. Si è presentata con una t-shirt, con la scritta grazie, mister Armani. Finalmente una stilista che non se la tira.

Infatti, il re per eccellenza della moda, l’ha ospitata nel regno, progettato da Tadao Ando, il famoso architetto. E’ un onore per una giovane debuttante e lei l’ha ringraziato. Veramente gli ha anche fatto onore, presentando una deliziosa sfilata, che profuma di Caraibi, di sole e di pappagalli. Camicie annodate, gonne lunghe fasciate sui fianchi o a ruota, stile anni Cinquanta.

 Stella Jean non si dimentica della sua origine, così attraverso i suoi capi è solidale con chi sta peggio: ha scelto di realizzare parte delle creazioni con tessuti realizzati in Burkina Faso, da gruppi di tessitrici locali.

 E’ un successo di pubblico, ma anche di vendita e i negozi trend se la sono accaparrata subito: hanno fiutato la novità. E poiché sul mercato ce n’è poca, è meglio tenerla in vetrina.

 

ITALIA SCIAPA E SENZA IDEE

Le statistiche descrivono un’Italia sciapa e malcontenta, che non aspira più a nulla e si trascina tra furbizia generalizzata e immoralismo diffuso. Non è certo un quadro edificante, anzi con un pizzico di cattiveria, aggiungerei che siamo anche ignoranti.  Recentemente alcuni giovani sono stati intervistati, non conoscevano la Traviata: pensavano fosse il titolo di un film, altri zero assoluto.  Per non parlare della Trinità: qui i dubbi diventavano atroci.

Siamo sicuri che molti conoscano il significato di “sciapo”? Molti toscani, certamente sì: tutti i giorni mangiano pane sciapo, senza sale. Già, ecco svelato l’arcano: siamo senza sale…in zucca. Ancora meglio: non brilliamo di genialità o di creatività. Siamo piatti, proprio come una sogliola.                    

 A volte mi sono trovata davanti degli allievi all’università: pareva che molti passassero lì … per caso. D’altra parte la gran parte della nostra classe politica non dimostra di avere molta dimestichezza con il congiuntivo o il sapere.  Ho sempre sostenuto che c’è stata una gara a distribuire titoli inutili, semplici pezzi di carta, magari da esibire. In realtà di sola apparenza e di poca sostanza. Creare una società superficiale, è vantaggioso e facilmente manovrabile, soprattutto per chi sta al potere. Nella moda & nel design non vedo grande creatività, anzi spesso c’è una gara a chi copia meglio.  

Non so chi abbia visto la Traviata: sono un’appassionata melomane e soprattutto amo osservare la regia, la scenografia e i costumi. I cantanti si muovevano malissimo e indossavano degli orrendi vestiti. Ciliegina sulla torta: le ciabatte finali.  Certo che affidare a un giovane russo la regia del Teatro alla Scala, penso sia stata una sciocchezza: troppo lontano dalla nostra cultura del bel canto. E poi per piacere, che cosa significava quella ridicola sedia a dondolo?

 

Parlare di moda

Non riesco a contare quante volte mi sono seduta ad assistere a una sfilata.  A volte affannata, per raggiungere a tempo il computer e raccontare quanto avevo visto.  Forse l’aspetto più divertente è l’ipocrisia di molti colleghi o spettatori, che costretti dal diktat del direttore di testata e dalla pubblicità, raccontano delle solenni bugie.  Non c’è cosa più bella della libertà di parola. E poi diciamolo in tutta sincerità, perché alcuni stilisti si ostinano a presentare abiti importabili e immettibili?

E’ da tempo che sostengo che ormai le sfilate non hanno più molto senso: i buyer ormai si spostano solo quando hanno davanti una cernita di modelli interessanti. I giornalisti dopo due minuti si trovano sugli schermi del computer le immagini… Prima c’era più attesa, oggi è tutto scontato.

Forse sarebbe giusto che uno stilista si comportasse come un pittore o un musicista: quando ha l’ispirazione, inventa e produce. Altrimenti potrebbe aspettare magari un anno. 

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